Blog a cura di Tonina Pantani, Paolo Franceschetti, Fabio Frabetti e Stefania Nicoletti.

mercoledì 12 giugno 2013

Fabio Frabetti intervista Tonina Pantani sulla morte di Marco.

Presentazione e scopi del blog


Paolo Franceschetti
Questo blog nasce per aggiornare in tempo reale sui risultati di un'indagine che io, il giornalista Fabio Frabetti, e la mamma di Marco Pantani stiamo svolgendo per capire chi e perchè ha ucciso Marco Pantani.

Marco Pantani infatti non si è suicidato, come i mass media hanno voluto far credere, ma è stato ucciso. Nessuno ha mai voluto indagare davvero, nessuno è stato condannato tranne persone che sono semplici capri espiatori.

Scopriremo la verità e ne daremo conto volta per volta, sperando anche nell'aiuto di amici, testimoni, persone che magari per paura a suo tempo non hanno parlato ma che vogliano aiutarci anche in forma anonima.

Quando arriveremo alle nostre conclusioni, ne daremo conto. Non ci saranno denunce, perchè siamo consapevoli della corruzione e dell'inefficienza della magistratura in tutta Italia.

Non ci saranno richieste di risarcimento del danno, perchè nessuna somma può compensare la morte di un figlio e il fango che è stato gettato inutilmente sulla sua figura.

Non ci saranno condanne, neanche da parte nostra, perchè Marco non è morto solo per mano di chi   materialmente ha eseguito l'omicidio. Marco è morto soprattutto per mano dei mandanti che hanno dato l'incarico, ma tutto questo è stato possibile grazie alla polizia che non ha indagato, grazie alla magistratura che non ha voluto accertare i fatti, grazie ai giornalisti che hanno finto di credere alla versione ufficiale e che hanno raccontato su Marco una serie di storie senza fondamento, grazie agli amici che lo hanno tradito, grazie all'indifferenza della gente, e grazie ad un sistema malato, in cui la gente muore ogni giorno, nell'indifferenza (quando non nel voluto depistaggio) dell'informazione e dell'opinione pubblica.

Questo blog, insomma, nasce per conoscere la verità e per farla conoscere a chiunque vorrà approfondirla.

Intervista a Paolo Franceschetti del canale Polidoxa. Si parla soprattutto di Marco Pantani

L'omicidio di Marco Pantani. Estratto dal "Blog di Paolo Franceschetti"



Esaminiamo il caso Pantani, così come ce lo descrive un giornalista, Philippe Brunel, in un recente libro “Gli ultimi giorni di Marco Pantani” su cui ci basiamo per la nostra ricostruzione. E’ noto che Pantani morirà all’hotel Le rose di Rimini per una presunta overdose da cocaina. Anche qui troviamo tutti gli elementi di un omicidio massonico, ovverosia le firme, nonchè tutte le modalità procedurali investigative che gli inquirenti seguono quando il delitto è massonico. 

 Ad esempio troveremo:

Marco Pantani è stato ucciso. Intervista per "Affari italiani" alla signora Tonina Pantani


tratto da: 
LO HANNO INCASTRATO - Il dramma di Marco Pantani inizia secondo Tonina con la squalifica di Madonna di Campiglio. Il 5 giugno del 1999 l'Unione Ciclistica Italiana divulgò i risultati di alcuni test eseguiti sui ciclisti dai quali era emerso che il Pirata avesse nel sangue una concentrazione di globuli rossi del 52%. La soglia massima era del 50%. Scattò una squalifica di 15 giorni con conseguente estromissione dal Giro d'Italia. Non si trattava di un controllo antidoping ma di analisi che venivano fatte nell'interesse stesso dei ciclisti. «Mio figlio – spiega Tonina - è di fatto morto a Madonna di Campiglio. Non so cosa sia successo ma fu incastrato. Anche perché sei mesi dopo cambiarono i regolamenti e dunque Marco non sarebbe più stato estromesso dal Giro. Quegli esami non avevano alcun valore. Per quattro anni dopo quell'episodio aveva cercato di fare delle ricerche, di capire chi lo avesse fregato. È come se avesse lasciato a me il compito di proseguirle. Marco dava fastidio a molti, quello che pensava lo diceva. Si è sempre esposto per l'intero mondo del ciclismo, non solo per la sua squadra. Poi alla fine lo hanno lasciato solo. Era favorevole ai controlli antidoping ma diceva: “gli esami vanno bene ma non potete venire a farceli in cinquanta. Un atleta per correre non deve essere costretto a diventare un donatore di sangue!”.